Ago 25

VIII tappa, Joshua Tree San Diego

La tappa di oggi ci vede lasciare le zone desertiche degli States in direzione California. Le attrazioni del giorno sono il Joshua Tree Park, al cui interno si possono trovare Cactus dalle forme più estreme, un immenso outlet (alla fine niente di più degli ormai sempre crescenti centri commerciali italiani, ma con i prezzi dimezzati) in cui poter fare un pò di shopping, nonché mission beach a san diego che ci accoglierà per i prossimi due giorni; la carovana farà infatti una pausa sulle spiagge della città della bassa California.

Il Joshua è molto carino, un gran numero di ammassi rocciosi dalle forme più bizzarre si contrappone a questo particolarissimo spettacolo di forme stranissime, il tutto quasi a formare scenari da videogioco o da film hollywoodiano di fantascienza.

Ci concediamo anche una mezz’oretta di camminata che ci permette di andare a fare qualche foto ad una vecchissima diga che ha formato un laghetto nel mezzo di quella che viene chiamata la Hidden Valley, un pò deludente il punto da cui si può osservare il Messico.

Ripartiti facciamo una sosta di tre ore in un outlet alle porte di Los Angeles (in realtà era ad 80 miglia da Los Angeles, come dire che Fiorenzuola è alle porte di Milano, ma qui le distanze sono queste). Nulla da raccontare, prezzi vantaggiosi e un tremendo sbalzo di temperatura entrando ed uscendo dai negozi.

45-44-43-42-41-40-39-…-25-24-23… Do i numeri? Niente affatto, è quello che succede alla temperatura esterna passando dal deserto a San Diego, città ideale, temperatura mite tutto l’anno. Mission Beach è molto carina e l’hotel è proprio sulla spiaggia. In più finalmente riusciamo a non mangiare hamburger ma un buon piatto di pesce in un locale sulla spiaggia.

Tantissimi surfisti e una striscia di nuvole bassissime sempre presenti sulla spiaggia caratterizzano le due giornate passate in questo posto che alla fine annovereremo tra i posti in cui si potrebbe vivere molto serenamente. Gli americani che incontriamo cominciano a pesare meno e i volti della gente, per lo meno in questa zona, sembrano essere molto più rilassati, si si, proprio un posto in cui si potrebbe vivere.

Ecco qui come sempre la mappa del viaggio di oggi…

Ed ecco le foto della giornata…

2011-08-22 Joshua Tree San Diego

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Ago 25

Amo il messico

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Buono!!!!

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Ago 25

Arrivati a Santa Barbara

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Eccoci finalmente dopo un’infinita giornata passata tra los angeles Hollywood e venice beach a Santa Barbara a cena in un bellissimo ristorante mexicano.

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Ago 24

VII tappa, Grand Canyon – Joshua Tree

Ecco qui riportati i principali motivi per cui è meglio avere una pistola che una donna. Questo simpatico manifesto ci accoglie nella cittadina fantasma di Oatman, lungo il tragitto che ci porta dal Grand Canyon a Joshua Tree, alle porte del Joshua Tree Park.
Questa è la tappa più lunga del viaggio, 500 chilometri circa. Non contenti di tutti i chilometri che dobbiamo fare decidiamo di deviare leggermente dal percorso per gustare qualche chilometro di ruote 66 e raggiungere la cittadina fantasma di Oatman, rimasta come era dai tempi in cui veniva frequentata per via delle miniere d’oro presenti sulle montagne circostanti.
In realtà di fantasma c’è ben poco. La cittadina è molto carina e ricalca alla perfezione la città standard dei film western, una lunga via sui cui lati vi sono bar e saloon con grosse facciate in legno ed insegne cigolanti in balia del vento.
Non posso dirlo con certezza ma sono abbastanza convinto che le case non sono riprodotte,
e fin qui l’appellattivo di città fantasma non fa una piega. Il problema sorge quando si pensa che se le case durano nel tempo, lo stesso non si può dire per i cowboys. A 100 anni di distanza questi sono stati rimpiazzati da attori mediocri che mimano sparatorie di vario tipo lungo la strada principale, il tutto in mezzo a simpatici asinelli liberi di scorrazzare (e non solo) tra un saloon e l’altro.
Malgrado questo, e visto L’orario, optiamo per un pranzo veloce in uno dei saloon del posto. Il proprietario, o presunto tale, ci mostra orgoglioso una fotografia in cui si può ammirare una persona sparare ed il proiettile immortalato nello scatto, il tutto sotto una bella testa di alce con annesso cappellino… effettivamente anche le persone sono rimaste quelle dei primi 900.
Finito il pranzo ripartiamo e dopo qualche ora ci troviamo nuovamente in California. La temperatura non cambia, sempre 44 gradi, facciamo l’ennesimo pieno di carburante e ne approfittiamo per una pausa con una buona birra fresca in un bar del posto.
In prossimità del tramonto arriviamo finalmente a Joshua Tree in un simpatico alberghetto pagato una miseria che non ha nulla, se non fosse per un simpatico indiano alla reception ed una connessione wi-fii straordinariamente veloce.
Per la cena optiamo per uno dei ristoranti/bar del paese (gli altri erano tutti chiusi) e finalmente ci imbattiamo nel primo stronzo americano. Un barista che prima fa finta di non considerarci e poi di non capirci, anche quando cerchiamo di ordinare solo a gesti sul menu. Il servizio è pregevole, il barista prepara le nostre birre e senza dire niente le appoggia sul bancone facendoci capire che da sole non sarebbero arrivate al nostro tavolo. Alla domanda “possiamo mangiare qualcosa” mostra un umorismo pregevole rispondendo “ho visto farlo diverse volte, è molto bello”. In preda alla rabbia decidiamo comunque di ordinare (non c’erano altri posti aperti) e dopo qualche mezz’ora è addirittura il cuoco a portarci la cena; l’ipotesi più plausibile è che il barista abbia fatto lo stesso ragionamento fatto per le birre ed abbia appoggiato i piatti pronti da qualche parte in cucina aspettando che questi si alzassero e venissero da soli, senza considerare peró che noi dal tavolo non potevamo vederli.
Per dovere di cronaca però devo ammettere che la carne era molto buona, forse la migliore mangiata fino a quel punto. La buona cucina non ha però salvato il barista… Questo giro niente mancia, lasciamo i soldi contati sul tavolo e torniamo in albergo, pronti per crollare a letto.

Ecco la mappa del tragitto di oggi…
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E le foto della giornata…

2011-08-21 Grand Canyon Joshua Tree 1

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Ago 24

Seconda Giornata a Grand Canyon Village

Approfittiamo della seconda giornata al Grand Canyon per riposarci veramente dopo tutti i chilometri fatti fino a questo momento. Non dovendo guidare per centinaia di chilometri concediamo alla sveglia una giornata di vacanza sperando di dormire un pò di più ma, un pò il fuso, un pò il fatto che abbiamo dormito (causa non disponibilità di camere) in 4 nella stessa camera, alle 8.30 siamo tutti svegli.

Dopo una poco soddisfacente colazione in camera partiamo per una passeggiata che ci porti a vedere un pò tutti i punti di osservazione del canyon in attesa del secondo tramonto, questa volta speriamo con un tempo più clemente.

Approfittiamo della mancanza di nuvole anche per fare una passeggiata di un miglio nel canyon. Rimanendo più giorni si potrebbe pensare di andare fin sul fondo ma in una sola mattinata questo non è assolutamente possibile; il Grand Canyon ha una profondità di circa 2000 metri ed il sentiero per discenderlo fino al Colorado è di 24 Km solo andata, un pò troppo per una mattinata.

Facciamo cosi passare tra passeggiate, paesaggi, pranzo e riposino la giornata e alle 17.30 partiamo per occupare uno dei posti migliori per ammirare il tramonto ed i continui cambi di colore dei numerosi strati di roccia che formano le pareti del Canyon.

Alle 19.00 il sole comincia la sua quotidiana uscita di scena e lo spettacolo può avere inizio…

Ed ecco tutte le foto della giornata di oggi…

2011-08-20 Grand Canyon

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Ago 23

Un pó di relax

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Dopo quasi 3000 km di viaggio un pó di relax non guasta affatto. Il primo impatto con san Diego non poteva essere più positivo di così. Al momento direi che ci vivrei molto volentieri. Vedremo se confermare questa sensazione anche domani, dopo aver visitato il centro.

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Ago 23

Colazione starbucks

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Prima colazione a san Diego

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Ago 23

VI tappa, Capitol Reef – Monument Valley – Grand Canyon

Sveglia ore 8.00 come tutte le mattine, colazione mediocre offerta dal motel, preparazione dei bagagli, programmazione del navigatore e via che si parte verso una delle tappe più affascinanti del viaggio.

Dopo aver lasciato il Rodeway Inn ci dirigiamo verso la cittadina di Hanksville dalla quale svoltiamo in direzione Mexican Hat, paese dal quale si fa accesso alla Monument Valley. Convinti di fare solo deserto fino a quel punto lasciamo telecamere e macchine fotografiche nello zaino ma ben presto dobbiamo ricrederci ed armarci di tutto punto.

Prima passiamo dal Lake Powell, un lago artificiale formatosi in seguito alla creazione di una diga. Non siamo particolarmente interessati a paesaggi artificiali quando possiamo godere della magnificenza di madre natura ma devo ammettere che qualche foto sulla spiaggia del lago l’abbiamo scattata. Lo stacco che vi è tra il lago e le rocce attorno ha comunque il suo fascino, anche se il tutto non è naturale.

La sorpresa più bella la troviamo però appena prima di arrivare a Mexican Hat. Dopo aver guidato per chilometri e chilometri lungo una strada abbastanza anonima in men che non si dica ci troviamo di fronte ad una discesa non asfaltata lungo il ripidissimo pendio di un cayon dalla quale è possibile ammirare tutta la vastità degli stati dello Utah e dell’Arizona, uno spettacolo magnifico.

Arrivati a Mexican Hat cominciamo la marcia verso la Monument Valley. Le caratteristiche Mesa si vedono all’orizzonte, questo è il paesaggio visto più volte in decine e decine di film, la foto all’inizio del post è stata scattata proprio durante l’avvicinamento. L’atmosfera è veramente particolare, parcheggiamo la macchina ed in silenzio ammiriamo questo fantastico spettacolo.

Per non farci mancare nulla approfittiamo anche della nostra Jeep per fare lo sterrato di un’ora che ci porta in giro per la Monument Valley, una bella emozione.

Passata la Monument programmiamo la nostra prossima tappa, il Grand Canyon per il tramonto. Già ammirato nello scorso viaggio sappiamo di non poter perdere questo spettacolo, anche se questa volta il tutto è più tranquillo, ci fermeremo al Grand Canyon due giorni quindi se manchiamo il primo possiamo sempre vedere il secondo.

Arriviamo in tempo, unico problema è che all’ingresso del parco becchiamo un temporale spaventoso con grandine che mette in crisi i vetri della macchina.

Fortunatamente il diluvio passa, ma passa lasciando una nuvoletta a coprire il sole, trasformando il tramonto in un paesaggio di colori veramente particolare per cui possiamo dire che ne è valsa la pena; il tramonto con cielo sereno lo ammireremo poi il giorno successivo.

E come sempre ecco la mappa di questa VI tappa…

e le foto…

2011-08-19 From Capitol Reef to Monument Valley to Grand Cayon Sunset

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Ago 19

V tappa, Kanab – Bryce canyion – Capital Reef

Ci eravamo quasi scordati della particolare usanza della polizia locale, sostituire gli agenti con dei manichini piazzati nelle automobili.

Questa è stata la partenza stamane da Kanab in direzione Bryce Canyon. Il Bryce regala sempre emozioni indescribili ma quest’anno è stato ancora più generoso; durante la prima sosta con relativa passeggiata nel canyon ha deciso di rovesciarci addosso un temporale monsonico, o storm come dicono i locali mentre corrono come matti prima sotto gli alberi per ripararsi e poi da altre parti una volta realizzato che durante un temporale sotto un albero non è bello stare.

Noi optiamo per la soluzione “corsa verso la macchina”. Arriviamo completamente lavati, riusciamo giusto a scappare dentro, lasciare passare un attimo la tempesta ed uscire per cambiarci quando ecco che un nuovo temporale si abbatte su di noi. La giornata al Bryce si è svolta tutta cosi, noi che cerchiamo di vedere qualcosa ed il temporale che riparte e ci fa scappare in macchina. Comunque sia abbiamo visto abbastanza per poter affermare che questo posto è veramente da perdere il fiato.

Fatto il Bryce ci dirigiamo verso la metà della V tappa, uno sperduto Motel in mezzo al niente nella cittadina di Caineville, 24 abitanti dichiarati. Per arrivare qui però bisogna passare una delle strade più belle d’America, la statale 12. Il panorama cambia in continuazione, guidare qui è un piacere, ci concediamo un caffé a Escalante e poi direzione Boulder e Capital Reef, un altro capolavoro di Madre Natura, per poi arrivare in questo Motel immerso nel nulla. Peccato non ci sia bel tempo e non si possano guardare le stelle perché, sarebbe stato sicuramente uno spettacolo particolare. Comunque sia il personale è gentilissimo indicandoci dei posti dove potersi nutrire nelle 25 miglia nei pressi dell’hotel.

Dopo aver finalmente mangiato una bistecca come si deve al red rock di Hankesville siamo tornati in camera, guardato un film (le colline hanno gli occhi, a tema con il posto) ed ora pronti a dormire prima della tappa più lunga che ci porterà al Grand Canyon passando per la Monument valley,

Ed ecco la mappa del percorso di oggi…

e le foto della giornata…

2011-08-18 Bryce Canyon Capital Reef

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Ago 19

III e IV tappa, Las Vegas e Zion National Park

Lasciato il deserto e la calda cittadina di Pahrump anche Las Vegas non è da meno, l’accoglienza è delle migliori, 110°F, circa 40°C.

La sorpresa più gradita la troviamo al momento del check-in, i nostri bagagli sono arrivati sani e salvi, anche se un pò provati dal lungo viaggio. Recuperato il guardaruba facciamo visita alle nostre camere per poi lasciarci andare alle attrazioni della Strip; non quelle che pensate voi anche se ho collezionato un gran numero di figurine di donnine.

Una bella passeggiata avvolti dalla temperatura del luogo ci demolisce completamente, un continuo fuori e dentro dai casinò in cerca di refrigerio che alla fine ammazza. Il problema è la concezione di freddo americana, una bibita fredda è una bibita che esce dal frigorifero e poi viene completamente annacquata da un numero imprecisato di cubetti di ghiaccio, mentre un luogo “rinfrescato” con aria condizionata è sicuramente prossimo ai 10°C. Lo stacco tra interno ed esterno è abbastanza brusco, quasi da formare gruppi nuvolosi nei pressi delle porte.

L’idea era quella di fare un giorno di pausa per riposarci dalle miglia percorse in macchina, in realtà non vediamo l’ora di rimetterci in viaggio per riposarci un pò da Las Vegas. Come scrissi anche durante lo scorso viaggio l’impatto è strano, passare da chilometri e chilometri di poco nulla ad un momento in cui si è circondati da persone di ogni tipo, personalmente ribadisco la mia opinione, preferisco il deserto.

Passata la notte al Montecarlo ci prepariamo alla tappa del giorno, lo Zion National Park con arrivo a Kanab. Il viaggio verso il parco è fantastico, un susseguirsi di paesaggi prima desertici, poi rocciosi fino ad arrivare alle porte del parco. Durante il tragitto ci siamo anche concessi un pranzo in un luogo isolato dove, a detta del proprietario, si cucinano i “best buffalo burger ever”. Non possiamo sapere se fossero veramente i migliori hamburger di Buffalo ma non ci possiamo lamentare, il pranzo ed il luogo ci hanno più che soddisfatto.

Dopo una breve pausa caffé alle porte del parco (gli americani non lo sanno ancora fare e probabilmente non lo sapranno mai fare) parcheggiamo il mezzo e prendiamo la navetta che ci porta all’interno del parco. Evitiamo tutte le fermate intermedie con l’unico obbiettivo di arrivare alla fine del percorso stradale e prendere il sentiero che ci porterà a guadare il fiume, cosa che non siamo riusciti a fare per motivi di tempo l’anno precedente.

Da questo momento in avanti tutto diventa stupendo, un numero imprecisato di scoiattoli dei quali scopriamo con sorpresa essere anche animali carnivori e cannibali, qualche cerbiatto fino poi ad arrivare, immersi in un paesaggio da sogno al fiume. Ci attrezziamo di ciabatte (la scelta giusto sarebbero le scarpe e chissenefrega) e facciamo il primo passaggio stando attenti a non scivolare. Da li in avanti è un continuo passare il fiume da destra a sinistra e da sinistra a destra fino ad arrivare a punti in cui l’acqua ci arriva quasi alla testa, un acqua freddissima (in stile americano) che però ci regala un pò di refrigerio dalle temperature a cui ci stavamo abituando.

Il nostro obbiettivo è il raggiungimento di un luogo in cui le pareti del canyon arrivano quasi a toccarsi ma purtroppo, parlando con gente sulla via del ritorno, ci rendiamo presto conto che dovremmo ancora guadare fiumi per ore. Quello che abbiamo visto rimane comunque uno scorcio di paradiso, sufficiente a farci ritenere soddisfatti, girare gli zaini e tornare verso la macchina.

Sulla strada per Kanab ultima sorpresa, qualche miglio primo di arrivare a destinazione troviamo un’indicazione che porta alle Coral Pink Sand Dunes. Avendo ancora un due orette di luce decidiamo di seguirla e vedere dove porta. Bastano solo poche miglia e, dopo aver evitato diverse mucche che ci attraversano la strada arriviamo in un posto totalmente fuori dal contesto in cui ci trovavamo, un paesaggio di dune di sabbia finissima in totale stile deserto in mezzo a foreste e roccia, fantastico. Ci rotoliamo un pochino nella sabbia, facciamo qualche scatto e poi giriamo la macchina, evitiamo qualche mucca e procediamo verso Kanab.

La sera finalmente riusciamo a trovare un locale che faccia della carne senza salse sasline salsette di ogni tipo, una bella T-Bon come si deve. Dobbiamo essere onesti, questa non sarà mai come le nostre fiorentine ma, dopo aver mangiato per giorni carne condita con “cane morto” (come dice uno di noi), rimane più che accettabile.

Prima di questo nuovo viaggio non sapevamo come sarebbe stato ripassare per luoghi già visitati; in realtà è tutto talmente vasto, stupendo ed eterno che è impossibile dire che posti come questi vanno visti una volta sola, c’è sempre qualcosa in più da fare e vedere rispetto alla volta precedente.

Ecco come sempre il percorso di questa tappa, in realtà delle due tappe, Pahrump – Las Vegas e Las Vegas (Zion) Kanab.

Ed ecco le foto della giornata…

2011-08-16 Las Vegas e Zion park

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