Category: viaggio

Ago 25

VIII tappa, Joshua Tree San Diego

La tappa di oggi ci vede lasciare le zone desertiche degli States in direzione California. Le attrazioni del giorno sono il Joshua Tree Park, al cui interno si possono trovare Cactus dalle forme più estreme, un immenso outlet (alla fine niente di più degli ormai sempre crescenti centri commerciali italiani, ma con i prezzi dimezzati) in cui poter fare un pò di shopping, nonché mission beach a san diego che ci accoglierà per i prossimi due giorni; la carovana farà infatti una pausa sulle spiagge della città della bassa California.

Il Joshua è molto carino, un gran numero di ammassi rocciosi dalle forme più bizzarre si contrappone a questo particolarissimo spettacolo di forme stranissime, il tutto quasi a formare scenari da videogioco o da film hollywoodiano di fantascienza.

Ci concediamo anche una mezz’oretta di camminata che ci permette di andare a fare qualche foto ad una vecchissima diga che ha formato un laghetto nel mezzo di quella che viene chiamata la Hidden Valley, un pò deludente il punto da cui si può osservare il Messico.

Ripartiti facciamo una sosta di tre ore in un outlet alle porte di Los Angeles (in realtà era ad 80 miglia da Los Angeles, come dire che Fiorenzuola è alle porte di Milano, ma qui le distanze sono queste). Nulla da raccontare, prezzi vantaggiosi e un tremendo sbalzo di temperatura entrando ed uscendo dai negozi.

45-44-43-42-41-40-39-…-25-24-23… Do i numeri? Niente affatto, è quello che succede alla temperatura esterna passando dal deserto a San Diego, città ideale, temperatura mite tutto l’anno. Mission Beach è molto carina e l’hotel è proprio sulla spiaggia. In più finalmente riusciamo a non mangiare hamburger ma un buon piatto di pesce in un locale sulla spiaggia.

Tantissimi surfisti e una striscia di nuvole bassissime sempre presenti sulla spiaggia caratterizzano le due giornate passate in questo posto che alla fine annovereremo tra i posti in cui si potrebbe vivere molto serenamente. Gli americani che incontriamo cominciano a pesare meno e i volti della gente, per lo meno in questa zona, sembrano essere molto più rilassati, si si, proprio un posto in cui si potrebbe vivere.

Ecco qui come sempre la mappa del viaggio di oggi…

Ed ecco le foto della giornata…

2011-08-22 Joshua Tree San Diego

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Ago 19

V tappa, Kanab – Bryce canyion – Capital Reef

Ci eravamo quasi scordati della particolare usanza della polizia locale, sostituire gli agenti con dei manichini piazzati nelle automobili.

Questa è stata la partenza stamane da Kanab in direzione Bryce Canyon. Il Bryce regala sempre emozioni indescribili ma quest’anno è stato ancora più generoso; durante la prima sosta con relativa passeggiata nel canyon ha deciso di rovesciarci addosso un temporale monsonico, o storm come dicono i locali mentre corrono come matti prima sotto gli alberi per ripararsi e poi da altre parti una volta realizzato che durante un temporale sotto un albero non è bello stare.

Noi optiamo per la soluzione “corsa verso la macchina”. Arriviamo completamente lavati, riusciamo giusto a scappare dentro, lasciare passare un attimo la tempesta ed uscire per cambiarci quando ecco che un nuovo temporale si abbatte su di noi. La giornata al Bryce si è svolta tutta cosi, noi che cerchiamo di vedere qualcosa ed il temporale che riparte e ci fa scappare in macchina. Comunque sia abbiamo visto abbastanza per poter affermare che questo posto è veramente da perdere il fiato.

Fatto il Bryce ci dirigiamo verso la metà della V tappa, uno sperduto Motel in mezzo al niente nella cittadina di Caineville, 24 abitanti dichiarati. Per arrivare qui però bisogna passare una delle strade più belle d’America, la statale 12. Il panorama cambia in continuazione, guidare qui è un piacere, ci concediamo un caffé a Escalante e poi direzione Boulder e Capital Reef, un altro capolavoro di Madre Natura, per poi arrivare in questo Motel immerso nel nulla. Peccato non ci sia bel tempo e non si possano guardare le stelle perché, sarebbe stato sicuramente uno spettacolo particolare. Comunque sia il personale è gentilissimo indicandoci dei posti dove potersi nutrire nelle 25 miglia nei pressi dell’hotel.

Dopo aver finalmente mangiato una bistecca come si deve al red rock di Hankesville siamo tornati in camera, guardato un film (le colline hanno gli occhi, a tema con il posto) ed ora pronti a dormire prima della tappa più lunga che ci porterà al Grand Canyon passando per la Monument valley,

Ed ecco la mappa del percorso di oggi…

e le foto della giornata…

2011-08-18 Bryce Canyon Capital Reef

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Ago 19

III e IV tappa, Las Vegas e Zion National Park

Lasciato il deserto e la calda cittadina di Pahrump anche Las Vegas non è da meno, l’accoglienza è delle migliori, 110°F, circa 40°C.

La sorpresa più gradita la troviamo al momento del check-in, i nostri bagagli sono arrivati sani e salvi, anche se un pò provati dal lungo viaggio. Recuperato il guardaruba facciamo visita alle nostre camere per poi lasciarci andare alle attrazioni della Strip; non quelle che pensate voi anche se ho collezionato un gran numero di figurine di donnine.

Una bella passeggiata avvolti dalla temperatura del luogo ci demolisce completamente, un continuo fuori e dentro dai casinò in cerca di refrigerio che alla fine ammazza. Il problema è la concezione di freddo americana, una bibita fredda è una bibita che esce dal frigorifero e poi viene completamente annacquata da un numero imprecisato di cubetti di ghiaccio, mentre un luogo “rinfrescato” con aria condizionata è sicuramente prossimo ai 10°C. Lo stacco tra interno ed esterno è abbastanza brusco, quasi da formare gruppi nuvolosi nei pressi delle porte.

L’idea era quella di fare un giorno di pausa per riposarci dalle miglia percorse in macchina, in realtà non vediamo l’ora di rimetterci in viaggio per riposarci un pò da Las Vegas. Come scrissi anche durante lo scorso viaggio l’impatto è strano, passare da chilometri e chilometri di poco nulla ad un momento in cui si è circondati da persone di ogni tipo, personalmente ribadisco la mia opinione, preferisco il deserto.

Passata la notte al Montecarlo ci prepariamo alla tappa del giorno, lo Zion National Park con arrivo a Kanab. Il viaggio verso il parco è fantastico, un susseguirsi di paesaggi prima desertici, poi rocciosi fino ad arrivare alle porte del parco. Durante il tragitto ci siamo anche concessi un pranzo in un luogo isolato dove, a detta del proprietario, si cucinano i “best buffalo burger ever”. Non possiamo sapere se fossero veramente i migliori hamburger di Buffalo ma non ci possiamo lamentare, il pranzo ed il luogo ci hanno più che soddisfatto.

Dopo una breve pausa caffé alle porte del parco (gli americani non lo sanno ancora fare e probabilmente non lo sapranno mai fare) parcheggiamo il mezzo e prendiamo la navetta che ci porta all’interno del parco. Evitiamo tutte le fermate intermedie con l’unico obbiettivo di arrivare alla fine del percorso stradale e prendere il sentiero che ci porterà a guadare il fiume, cosa che non siamo riusciti a fare per motivi di tempo l’anno precedente.

Da questo momento in avanti tutto diventa stupendo, un numero imprecisato di scoiattoli dei quali scopriamo con sorpresa essere anche animali carnivori e cannibali, qualche cerbiatto fino poi ad arrivare, immersi in un paesaggio da sogno al fiume. Ci attrezziamo di ciabatte (la scelta giusto sarebbero le scarpe e chissenefrega) e facciamo il primo passaggio stando attenti a non scivolare. Da li in avanti è un continuo passare il fiume da destra a sinistra e da sinistra a destra fino ad arrivare a punti in cui l’acqua ci arriva quasi alla testa, un acqua freddissima (in stile americano) che però ci regala un pò di refrigerio dalle temperature a cui ci stavamo abituando.

Il nostro obbiettivo è il raggiungimento di un luogo in cui le pareti del canyon arrivano quasi a toccarsi ma purtroppo, parlando con gente sulla via del ritorno, ci rendiamo presto conto che dovremmo ancora guadare fiumi per ore. Quello che abbiamo visto rimane comunque uno scorcio di paradiso, sufficiente a farci ritenere soddisfatti, girare gli zaini e tornare verso la macchina.

Sulla strada per Kanab ultima sorpresa, qualche miglio primo di arrivare a destinazione troviamo un’indicazione che porta alle Coral Pink Sand Dunes. Avendo ancora un due orette di luce decidiamo di seguirla e vedere dove porta. Bastano solo poche miglia e, dopo aver evitato diverse mucche che ci attraversano la strada arriviamo in un posto totalmente fuori dal contesto in cui ci trovavamo, un paesaggio di dune di sabbia finissima in totale stile deserto in mezzo a foreste e roccia, fantastico. Ci rotoliamo un pochino nella sabbia, facciamo qualche scatto e poi giriamo la macchina, evitiamo qualche mucca e procediamo verso Kanab.

La sera finalmente riusciamo a trovare un locale che faccia della carne senza salse sasline salsette di ogni tipo, una bella T-Bon come si deve. Dobbiamo essere onesti, questa non sarà mai come le nostre fiorentine ma, dopo aver mangiato per giorni carne condita con “cane morto” (come dice uno di noi), rimane più che accettabile.

Prima di questo nuovo viaggio non sapevamo come sarebbe stato ripassare per luoghi già visitati; in realtà è tutto talmente vasto, stupendo ed eterno che è impossibile dire che posti come questi vanno visti una volta sola, c’è sempre qualcosa in più da fare e vedere rispetto alla volta precedente.

Ecco come sempre il percorso di questa tappa, in realtà delle due tappe, Pahrump – Las Vegas e Las Vegas (Zion) Kanab.

Ed ecco le foto della giornata…

2011-08-16 Las Vegas e Zion park

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Ago 17

Bagagli…

Piccolo aggiornamento tanto atteso… dopo aver effettuato il check-in ci siamo finalmente ricongiunti ai nostri bagagli ed ora possiamo anche cambiarci e, per quanto mi sia affezionato a questo stile tettesco, posso anche tornare a mettermi delle scarpe.

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Ago 16

II tappa, Death Valley

115°F, 46.1°C, a detta di una guida il posto più caldo della Terra, l’altra meno intraprendente si limita a definirlo il posto più caldo degli Stati Uniti. Comunque sia fa caldo, molto caldo, talmente caldo che respirando si sentono scottare le narici. Uno probabilmente dei posti più inospitali della Terra, ma allo stesso tempo lasciatemelo dire, uno dei più affascinanti che io abbia mai visto.

Arriviamo all’interno della Death Valley intorno alle 3 del pomeriggio, la macchina tiene bene, sia la temperatura interna che la temperatura dell’acqua, uno dei fattori da tenere sempre in costante controllo quando si arriva in situazioni cosi estreme.

Non essendo riusciti a partire presto la mattina, in quanto impegnati nel rifarci un minimo di guardaroba a spese di U.S.Airways o di chi per loro, decidiamo di affrontare la DV solo dopo pranzo. La meta del pranzo è la carinissima cittadina di Lone Pine, situata sullo svincolo che dalla 395 porta o a Las Vegas (passando per la DV appunto) o a Los Angeles. Finalmente riusciamo a mangiare un hamburger come si deve in un caratteristico saloon del luogo.

Finito il pranzo cominciamo a scavalcare la prima serie di montagne che ci porterà all’interno della Valley, il paesaggio è a dir poco marziano, stupendo. La strada è un continuo sali e scende, si va in pochissimo tempo da 2000 a 4000 ft. e poi ancora 2000 fin quando arriviamo in quel luogo terrificante che sono le dune all’interno della valle. Decidiamo di scendere per fare una passeggiata sulle dune e per fare qualche scatto ma ci rendiamo conto che la situazione è veramente critica, camminare è difficile, la sabbia ha una temperatura pazzesca e la disidratazione fa subito da padrona. Immaginate di essere in una sauna a cielo aperto senza possibilità di uscita se non ovviamente il refrigerio della propria macchina. Il pensiero che da un momento all’altro qualcosa possa bloccare il funzionamento del condizionatore è comunque sempre presente.

Il tutto è stato anche condito da uno spettacolare passaggio di un F16 americano in virata nel bel mezzo di un canyon dal quale si poteva osservare il fondo del deserto situato sotto il livello del mare.

Terminata la sosta alle dune procediamo verso l’avamposto di Furnace Creek. Una vera e propria oasi nel deserto con annesso campo da golf (ma chi ci va a giocare a quelle temperature? beh forse non ad Agosto la situazione è vivibile, ma di sicuro non cosi estrema).

Prima di Furnace però ci concediamo un’altra sosta per visitare un laghetto prosciugato nel quale si dovrebbe trovare una distesa di sale su cui camminare. Una camminata di 30 minuti sotto i 46 gradi mi permette di capire cosa sono le visioni ed i miraggi. Per favorire la passeggiata il tutto avviene sopra una passerella di legno; in effetti non ho ben capito se la passerella aiuta ad evitare il contatto con la sabbia o ad evitare i serpenti raffigurati su tutti i pannelli indicanti la fauna del luogo.

La tappa subito successiva a Fornace Creek è lo Zabrieskie point qualche miglio subito a sud. Zabrieskie da quello che ho letto è stato il proprietario della compagnia che ha trasformato la Death Valley da luogo minerario (soprassediamo sulle condizioni di lavoro del luogo) a luogo di passaggio per turisti. Il fascino di questo punto è indescrivibile, da qui si possono ammirare nello stesso momento il punto più alto ed il punto più passo degli Stati Uniti, il tutto avvolto in una cornice di dune e rocce dal sapore veramente alieno.

Ancora pieni di meraviglia dirigiamo verso la nostra destinazione di oggi, la cittadina di Pahrump alle porte di Las Vegas. La fortunata organizzazione della giornata ci consente di arrivare con il chiaro, cosicché approfittiamo per fare una visita a WalMart e fare scorta di acqua, la gita alla Death Valley ci ha fatto praticamente terminare le 30 bottigliette comprate il giorno precedente.

Finita la spesa arriviamo al nostro Best Western, due spanne sopra al Motel6, la camera è grande, il bagno normale ed il tutto tenuto molto meglio, l’unica cosa uguale è la cifra che abbiamo speso. Cenetta esagerata, nel senso che abbiamo ordinato troppo in un locale in Nascar Style, macchine paraurti e cofani ovunque, pizza 19” pollici americana (non male) e birra. Poi tutti a letto.

La sveglia arriva presto, per la Valli alle 4, il fuso è l’attesa dei bagagli fanno da sveglia, per me alle 6, giusto in tempo per chiamare l’hotel Montecarlo di Las Vegas, verificare di avere una prenotazione (era stata fatta ancora con Booking.com), e chiedere gentilmente di accettare i nostri bagagli in caso arrivassero in giornata.

[parentesi bagagli]

Chiedendo enormemente grazie al cognato (fratello per uno di noi due) italo-americano che ha contattato personalmente US Airways per capirci qualcosa, alle 10 del mattino chiamo anche io US Airways per avere maggiori informazioni. I nostri bagagli sono in viaggio, dovrebbero atterrare a San Francisco e da li essere portati al Montecarlo Hotel di Las Vegas… vedremo…

[fine parentesi bagagli]

Come sempre ecco la mappa della tappa di oggi…

e le foto della giornata…

2011-08-15 Mammoth Lake Pahrumps

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Ago 16

I tappa, Yosemite ed epopea bagagli

8.20, la navetta per l’aeroporto ci attende, saliamo e diamo il via al secondo grande tour per gli USA. La prima tappa è l’autonoleggio “National” al quale recuperiamo una jeeppissima Jeep Grand Cherokee. Sebbene non sia l’ultimo modello, la cosa ferisce emotivamente uno di noi, le dimensioni sono più che adeguate per portare noi ed i nostri bagagli anche se certamente la mancanza della metà di questi favorisce di molto la gestione dello spazio.

La prima tappa è la colazione, fondamentale per un buon viaggio, e cosa non di meglio se non un McDonald’s nella prima periferia di San Francisco, molto mac molto USA molto mediocre e temperature molto alte; a due giorni ho ancora problemi a sentire i gusti dopo aver accarezzato lo strato superiore della bevanda che loro chiamano caffé.

Cosa importante negli States è entrare subito in contatto mistico con l’odore di cannella, ogni cosa sa di cannella o per lo meno ne ha un retrogusto ed infatti anche il caffé, una volta raggiunta una temperatura sotto i 100 gradi (Mac deve avere un brevetto per mantenere le sostanze allo stato liquido anche dopo aver superato di molto la temperatura di ebollizione), ha il suo retrogrusto di cannella.

Finita la colazione ci lanciamo verso la statale 120 e dopo una sosta merenda da un venditore di frutta fresca cominciamo le salite che ci portano al National Yosemite Park.

La cornice è chiaramente quella americana anche se devo dire che il paesaggio non è molto diverso da quello che si può trovare sulle nostre Dolomiti, unica cosa è tutto più grande, gli alberi sono più alti, i pendii più ripidi, i guard-rail più assenti (non ci sono) e i pareti di roccia più ripide e lisce. Per il resto però l’idea è quella, bellissime montagne, grandi foreste e fiumi che formano diversi laghetti. In uno di questi abbiamo anche bagnato i piedi in segno di rispetto verso i nostri piedi che erano in cottura da ormai due ore.

[parentesi bagagli]

Piedi i miei costretti a vivere dentro un paio di sandali stile tedesco in attesa dei bagagli che neanche oggi hanno intenzione di presentarsi al nostro cospetto. Durante il tristissimo pranzo allo Yosemite (non si deve mai mangiare dentro i parchi) faccio 40 minuti di telefonate in seguito a diversi problemi sorti nel recupero dei bagagli. Una innoqua telefonata all’hotel che ci avrebbe accolto la notte successiva si è trasformata in 40 minuti di telefonate, cancellazioni e prenotazioni di nuove camere. Nel chiedere gentilmente di accettare i nostri bagagli alla reception dell’Hotel (alla fine di questo viaggio avrò guadagnato diversi punti esperienza in telefonate con persone americane dal chiaro accento non americano) scopro che non abbiamo assolutamente nessuna camera prenotata all’hotel e che la prenotazione fatta con Booking.com (ricevuta della conferma in mano mia) non era stata fatta all’Hotel. Secondo il mio modesto parere l’addetto della reception non ha capito il mio nome e non ha trovato la prenotazione ma fatto sta che ho dovuto fare una nuova prenotazione, cancellare la vecchia e richiamare (sono pur sempre americani) per chiedere di accettare i nostri bagagli nel caso fossero arrivati li in serata. Tutto questo si è comunque rivelato inutile, i nostri bagagli al momento della telefonata erano ancora a girare nel parco dei divertimenti dei bagagli all’aeroporto di Parigi.

[chiudo parentesi pagagli]

Finita la passeggiata ci rendiamo conto che ormai sono le 17.00 e abbiamo ancora 2,5 ore di strada per arrivare al nostro Motel, decidiamo quindi di rimetterci in marcia e tra cambi di guida, nausee, fuso orario che attacca e dopo aver fatto un passaggio su di una strada spettacolare in mezzo alle rocce arriviamo finalmente al nostro primo Motel, il Motel 6 di Mammoth lakes.

La catena Motel 6 è particolarmente economica ma capiamo presto perché ammirando l’architettura dei bagni praticamente scolpiti in un garage, senza piatto doccia e senza particolari fronzoli. Siamo comunque troppo stanchi per poter riflettere sulla cosa, ceniamo velocemente in un localino del luogo (cittadina molto carina) e andiamo a passare la nostra prima notte on the road sperando che il giorno dopo arrivino finalmente i nostri bagagli.

Ecco qui la mappa del percorso del primo giorno…

Ed ecco anche il link alle foto del primo giorno

2011-08-14 San Francisco Yosemite Mammoth Lakes

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Apr 03

Gubbio e S.Francesco

“Era il 1969 quando io e mio marito ci spostammo qui per lavoro e decidemmo di rimanerci”

Comincio riportando quanto dettoci dalla proprietaria del B&B durante la colazione del mattino. In effetti come darle torto, la tranquillità, la calma, i colori, la natura, un piccolo angolo di paradiso nel centro della nostra Italia. E non manca neanche la sorpresa, un capriolo trovato e allevato dalla signora che passeggia senza il benché minimo disagio appena fuori dalla cucina seguendo con lo sguardo la sua “padrona”, e osservandoci durante la colazione.

Fatte due chiacchiere e ringraziando per la fantastica ospitalità riservataci (metteremo il tutto anche in una sezione a parte ma se aveste bisogno di un B&B nei pressi di Urbino segnatevi questo nome… Il governatore, un elogio, veramente) prendiamo i nostri bagagli e muoviamo verso Gubbio (potete ripercorrere il tragitto nella mappa sottostante).

Prima maledicendo e poi ringraziando il nostro stupendo navigatore gratuito per iPhone; maledicendolo per la scelta per lo meno approssimativa delle strade da seguire (deve esserci un algoritmo pesato per favorire le strade più strette, tortuose e dissestate, anche se non necessariamente più corte), ma poi ringraziandolo per i posti che ci ha dato l’opportunità vedere, ci siamo diretti verso Gubbio facendo una sosta al passo del Furlo per assaggiare le locali cresce imbottite a piacimento; per chi non lo sapesse, io non lo sapevo, le cresce sono delle simil-piadine preparate con ingredienti leggermente diversi. La deviazione ci è stata indicata sempre dalla proprietaria del B&B. Un posto notevole, un vecchio monastero con parco annesso e chioschetto dove poter mangiare una crescia seduti ad un tavolo di legno sotto primi raggi caldi primaverili.

Terminato il pranzo, seguendo la rotta temeraria indicata dal telefonino, ci arrampichiamo sui monti, passiamo gole ed infine sbuchiamo a Gubbio dove, cambio completo di tipo di soggiorno, andiamo a goderci una notte ai cappuccini.

Dopo aver preso coscienza del posto in cui ci troviamo (in realtà il soggiorno è stato scelto tra i molti presenti all’interno di un pacchetto regalo donatoci per il matrimonio) ci facciamo dare una piccola mappa di Gubbio e scegliamo di visitarla facendo il percorso di 4 km a piedi. In realtà, tra direzioni sbagliate e cambi di tragitto (una lode la merita sicuramente l’ovovia che porta al santuario di S.Ubaldo) di chilometri ne avremo fatti almeno 8.

Sommando questi a quelli del mattino ad Urbino torniamo completamente sfatti all’hotel, cosi sfatti da concederci un’oretta di bagno in piscina (si anche io in piscina… chiaramente pesce rantolante fin dove si tocca, totale assente dove non si tocca).

Doccia, cena inclusa nel pacchetto (veramente di ottima fattura) e poi a letto, un pò di riposo in vista del giorno successivo.

[::: DORME SI DORME DORME SI DORME :::]

Sveglia!!!

Colazione, in compagnia di una quantità di personaggi improbabili probabilmente li per un convegno di una qualche chissacosa di azienda e poi via, facciamo i bagagli e si spostiamo alla reception per il check-out.

Nel salutarci un gentilissimo membro dello staff dell’Hotel ci consiglia, tornando verso Bologna, di fare una sosta per il pranzo al santuario francescano di Verne, un posto meraviglioso famoso per essere il luogo in cui S.Francesco ricevette le stigmate. Messa in valigia la nostra ignoranza sull’argomento decidiamo comunque di seguire il consiglio e, dopo una breve sosta a Città di Castello, in meno di due ore siamo sul posto. La strada per raggiungerlo è veramente caratteristica, tornanti su tornanti e bellissimi paesaggi, il tutto condito da una quantità non numerabile di moto probabilmente dirette in un qualche posto per un qualche ritrovo.

Arrivati al santuario facciamo un breve sopralluogo del posto e, dopo aver ammirato la profondità di questo (e detto da un non credente…), prendiamo la via più trafficata di turisti e devoti che ovviamente va verso il refettorio. Il pranzo è come dice il detto “mangi quello che passa il convento” ed infatti è cosi, non c’è menu, si mangia quello che c’è, e di meglio non poteva esserci, primo di pasta al ragù e secondo con vari animali arrosto e patatine, un ulteriore conferma che i frati non mangiano affatto male.

Finito il pranzo facciamo una visita al luogo beccandoci anche una processione in latino verso la cappella deputata come il luogo in cui a S.Francesco comparvero le stigmate.

Chiudo con il messaggio appeso subito fuori la grotta nella quale dormiva Francesco…

Se siete credenti pregate,
se non lo siete ammirate,
se siete sciocchi scrivete sui muri

Soprassedendo sull’ultima riga (forse evocata da qualche bravata) veramente tanto di cappello per le due precedenti, per quel che mi riguarda la parola ammirate è sicuramente la più azzeccata per quello che c’era dietro quella porta. Ho sempre detto io che i frati hanno una marcia in più, anche nel pensare.

Non ci rimane a questo punto che prendere la macchina e tornare a casa… sono già le 15.00 ed è meglio tirare dritti ed arrivare a casa, riporre la nostra macchina foto nel fodero e arrivederci alla prossima… esattamente tra una settimana in quel del Lussemburgo a trovare mio cugino… mio cuggino mio cuggino!!!

Ah, ecco la mappa del nostro giro, voto… un buon 9, del resto 10 non lo si da mai, o forse si… mah

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Apr 02

Urbi et Urbino

Meno di tre ore di macchina separano la campagna modenese dalla collina marchigiana. E’ questo il tempo che abbiamo impiegato per raggiungere una delle più belle città arroccate (e io che vengo da Bergamo ci tengo particolarmente a queste) della nostra Italia, la città che diede i natali a Raffaello e citata più volte da Piero della Francesca (che colto che sono… No per niente, un enorme grazie a wikipedia), Urbino.
Sono esattamente le 20.16 quando con 16 minuti di ritardo arriviamo al B&B “il governatore” che ci darà da dormire nella prima delle due notti marchigiane. Arriviamo con il sole già calato alle nostre spalle e per questo sfortunatamente non siamo in grado di apprezzare il paesaggio che ci aspettiamo di trovare domattina al nostro risveglio.
Ad attenderci una signora molto carina che ci da istruzioni sul da farsi raccomandandoci di chiudere bene il cancello dato che all’interno della sua proprietà vi è un capriolo, da lei allevato, che sarebbe utile e carino non s’incontrasse con il cane del vicino, spesso libero di girare in lungo ed in largo per la zona.
Acquisite le necessarie informazioni sulla chiusura del cancello e sulla gestione delle luci che prima ci fanno strada sul vialetto che porta alle nostre stanze e che poi ci fanno luce di fronte alla camera a noi assegnata, prendiamo visione di questa e notiamo con piacere la presenza di un enorme termosifone acceso; il sole tramontato e i 900 metri a cui ci troviamo non rendono assolutamente onore all’arrivo della primavera.
Eseguite le operazioni di rito e fatto tesoro della lista delle trattorie di Urbino ci vestiamo e muoviamo verso la città per mangiare qualcosa.
Non vediamo molto di Urbino per stasera, stanchi dalla settimana ci accontentiamo di una onesta cenetta dalla trattoria del leone a base di olive ascolane e maiale per me e bruschetta e gnocchi alle noci per mia moglie.

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Due passi, ma dico due, per “mandar giù” un pochino la cena e si torna in camera per apprestassi velocemente al sonno ma… ecco che qui sorge un problema, cosa dovrebbe accadermi se dopo cena prendo un caffè e un amaro locale? niente, se non fosse che l’amaro locale è per metá caffè, morale della favola? La valli è qui a fianco a me beata che dorme e io dopo aver letto 50 pagine del manuale di fotografia e fatto tesoro del corretto utilizzo dell’apertura dell’obiettivo per gestire la profondità di campo… paroloni, giocato ad ogni gioco immaginabile dell’ipad, letto la storia di Urbino, fatta la lista delle cose da vedere e scritto questo post, non ho ancora sonno!!! O per lo meno, comincio solo ora (1:45) a sbadigliare.
Per fortuna che la colazione domani è stata posticipata alle 9.00 (io avevo proposto un alquanto criticabile 8/8.30), quando armati della nostra inseparabile reflex, apriremo la porta della nostra camera ansiosi di scoprire quello che fino ad ora ci siamo solo immaginati…

Notte a tutti

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Feb 14

Visita in Umbria

Mancava proprio una bella gita nel centro Italia. Dopo aver visto un pò delle meraviglie sparse in giro per il mondo finalmente riusciamo a dedicarci un pò alle meraviglie nostrane.

Per fare questo abbiamo approfittato della Smart Box regalataci in occasione del nostro matrimonio e abbiamo programmato una bella gita a Gubbio per il week end del 15 Aprile.

Per chi non lo sapesse le Smart Box sono dei cofanetti contenenti un buono da una certa quantità di euro, ce ne sono di diverse misure, con svariate opzioni e luoghi nei quali poterle utilizzare.  Possono variare da notti in posti splendidi ad avventure di ogni tipo, c’è veramente l’imbarazzo della scelta.

In realtà è la seconda volta che tentiamo di utilizzare questo tipo di pacchetti per prenotare un week end “fuori porta”. La prima occasione non era andata troppo bene, tutti gli hotel non appena venivano a conoscenza del fatto che fossimo in possesso di questa Smart Box ci comunicavano l’impossibilità della prenotazione per svariati motivi, alcuni concedevano la prenotazione solo aggiungendo un’ulteriore notte, altri non accettavano offerte di questo tipo se non nei giorni infrasettimanali, con uno addirittura ero arrivato ai saluti di fine telefonata a prenotazione avvenuta accennando alla Smart Box solo in chiusura, ma niente, il simpatico albergatore ritratta e prenotazione saltata, insomma eravamo convinti di aver preso una bella zucchina nel retrotreno. Abbiamo anche tentato di spedire diverse mail ma nessuna risposta, per noi le Smart Box erano diventate delle Scart Box.

Considerando però che ci è stata regalata un pò intimoriti abbiamo ritentato l’avventura e questa volta tutto liscio, l’hotel chiede il codice e la prenotazione è fatta… una fantastica notte in un fantastico hotel di Gubbio.

Sorgeva però il problema di fare 300 Km per una sola notte e allora via alla ricerca della tappa del venerdì sera. In un primo momento abbiamo pensato a Perugia ma per questioni di chilometraggio, dimensione della città e tempo a nostra disposizione abbiamo optato per Urbino, più piccolina e speriamo più visitabile in qualche ora. Sappiamo certamente di non poter fare una visita approfondita delle meraviglie di quei luoghi ma come diceva la mia nonna “piotost che negot, a le mei piotost”, poi, nel caso, ci si potrà sempre tornare.

Adesso bisogna trovare un viaggio da fare con le migliaia di punti di Trenitalia in scadenza a Marzo guadagnati in tutti questi anni di viaggi verso Venezia… si accettano consigli, Roma sarebbe la destinazione prescelta, più che altro perché Roma è sempre Roma… e perché vorrebbe dire utilizzare tutti i punti…

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Nov 02

Auronzo di Cadore

Lo scorso week end siamo stati in montagna.

Caricheremo presto le foto, purtroppo sono poche visto che non ha fatto altro che piovere e noi non abbiamo fatto altro che dormire e mangiare..

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