Lasciato il deserto e la calda cittadina di Pahrump anche Las Vegas non è da meno, l’accoglienza è delle migliori, 110°F, circa 40°C.
La sorpresa più gradita la troviamo al momento del check-in, i nostri bagagli sono arrivati sani e salvi, anche se un pò provati dal lungo viaggio. Recuperato il guardaruba facciamo visita alle nostre camere per poi lasciarci andare alle attrazioni della Strip; non quelle che pensate voi anche se ho collezionato un gran numero di figurine di donnine.
Una bella passeggiata avvolti dalla temperatura del luogo ci demolisce completamente, un continuo fuori e dentro dai casinò in cerca di refrigerio che alla fine ammazza. Il problema è la concezione di freddo americana, una bibita fredda è una bibita che esce dal frigorifero e poi viene completamente annacquata da un numero imprecisato di cubetti di ghiaccio, mentre un luogo “rinfrescato” con aria condizionata è sicuramente prossimo ai 10°C. Lo stacco tra interno ed esterno è abbastanza brusco, quasi da formare gruppi nuvolosi nei pressi delle porte.
L’idea era quella di fare un giorno di pausa per riposarci dalle miglia percorse in macchina, in realtà non vediamo l’ora di rimetterci in viaggio per riposarci un pò da Las Vegas. Come scrissi anche durante lo scorso viaggio l’impatto è strano, passare da chilometri e chilometri di poco nulla ad un momento in cui si è circondati da persone di ogni tipo, personalmente ribadisco la mia opinione, preferisco il deserto.
Passata la notte al Montecarlo ci prepariamo alla tappa del giorno, lo Zion National Park con arrivo a Kanab. Il viaggio verso il parco è fantastico, un susseguirsi di paesaggi prima desertici, poi rocciosi fino ad arrivare alle porte del parco. Durante il tragitto ci siamo anche concessi un pranzo in un luogo isolato dove, a detta del proprietario, si cucinano i “best buffalo burger ever”. Non possiamo sapere se fossero veramente i migliori hamburger di Buffalo ma non ci possiamo lamentare, il pranzo ed il luogo ci hanno più che soddisfatto.
Dopo una breve pausa caffé alle porte del parco (gli americani non lo sanno ancora fare e probabilmente non lo sapranno mai fare) parcheggiamo il mezzo e prendiamo la navetta che ci porta all’interno del parco. Evitiamo tutte le fermate intermedie con l’unico obbiettivo di arrivare alla fine del percorso stradale e prendere il sentiero che ci porterà a guadare il fiume, cosa che non siamo riusciti a fare per motivi di tempo l’anno precedente.
Da questo momento in avanti tutto diventa stupendo, un numero imprecisato di scoiattoli dei quali scopriamo con sorpresa essere anche animali carnivori e cannibali, qualche cerbiatto fino poi ad arrivare, immersi in un paesaggio da sogno al fiume. Ci attrezziamo di ciabatte (la scelta giusto sarebbero le scarpe e chissenefrega) e facciamo il primo passaggio stando attenti a non scivolare. Da li in avanti è un continuo passare il fiume da destra a sinistra e da sinistra a destra fino ad arrivare a punti in cui l’acqua ci arriva quasi alla testa, un acqua freddissima (in stile americano) che però ci regala un pò di refrigerio dalle temperature a cui ci stavamo abituando.
Il nostro obbiettivo è il raggiungimento di un luogo in cui le pareti del canyon arrivano quasi a toccarsi ma purtroppo, parlando con gente sulla via del ritorno, ci rendiamo presto conto che dovremmo ancora guadare fiumi per ore. Quello che abbiamo visto rimane comunque uno scorcio di paradiso, sufficiente a farci ritenere soddisfatti, girare gli zaini e tornare verso la macchina.
Sulla strada per Kanab ultima sorpresa, qualche miglio primo di arrivare a destinazione troviamo un’indicazione che porta alle Coral Pink Sand Dunes. Avendo ancora un due orette di luce decidiamo di seguirla e vedere dove porta. Bastano solo poche miglia e, dopo aver evitato diverse mucche che ci attraversano la strada arriviamo in un posto totalmente fuori dal contesto in cui ci trovavamo, un paesaggio di dune di sabbia finissima in totale stile deserto in mezzo a foreste e roccia, fantastico. Ci rotoliamo un pochino nella sabbia, facciamo qualche scatto e poi giriamo la macchina, evitiamo qualche mucca e procediamo verso Kanab.
La sera finalmente riusciamo a trovare un locale che faccia della carne senza salse sasline salsette di ogni tipo, una bella T-Bon come si deve. Dobbiamo essere onesti, questa non sarà mai come le nostre fiorentine ma, dopo aver mangiato per giorni carne condita con “cane morto” (come dice uno di noi), rimane più che accettabile.
Prima di questo nuovo viaggio non sapevamo come sarebbe stato ripassare per luoghi già visitati; in realtà è tutto talmente vasto, stupendo ed eterno che è impossibile dire che posti come questi vanno visti una volta sola, c’è sempre qualcosa in più da fare e vedere rispetto alla volta precedente.
Ecco come sempre il percorso di questa tappa, in realtà delle due tappe, Pahrump – Las Vegas e Las Vegas (Zion) Kanab.
Ed ecco le foto della giornata…
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2011-08-16 Las Vegas e Zion park |